mercoledì 30 settembre 2009

una giornata sulle stelle

Eri serio mio caro?
Pochi giorni, volano e tu
non credevi di far bene?
Un giorno volli sostituirmi a dio
bussai e gli dissi'' Sono io che ti ho creato''.
Gradasso e tronfio risi.
Il suo silenzio, mi rispose.
Un giorno volli sostiturmi a dio,
lui non mi rispose.
Cosa credevo di fare?
Era l'illusione di dare un senso a tutto
con la sua totale negazione.

sabato 19 settembre 2009

Giorgio Caproni

Vi lascio con una poesia di una bellezza è un intensità straordinaria, di un poeta sensibile al cuor umano, il suo nome è Giorgio Caproni:
Amici, credo che sia
meglio per me cominciare
a tirar giù la valigia.
Anche se non so bene l’ora
d’arrivo, e neppure
conosca quali stazioni
precedano la mia,
sicuri segni mi dicono,
da quanto m’è giunto all’orecchio
di questi luoghi, ch’io
vi dovrò presto lasciare.
Vogliatemi perdonare
quel po’ di disturbo che reco.
Con voi sono stato lieto
dalla partenza, e molto
vi sono grato, credetemi,
per l’ottima compagnia.
Ancora vorrei conversare
a lungo con voi. Ma sia.
Il luogo del trasferimento
lo ignoro. Sento
però che vi dovrò ricordare
spesso, nella nuova sede,
mentre il mio occhio già vede
dal finestrino, oltre il fumo
umido del nebbione
che ci avvolge, rosso
il disco della mia stazione.
Chiedo congedo a voi
senza potervi nascondere,
lieve, una costernazione.
Era così bello parlare
insieme, seduti di fronte:
così bello confondere
i volti (fumare,
scambiandoci le sigarette),
e tutto quel raccontare
di noi (quell’inventare
facile, nel dire agli altri),
fino a poter confessare
quanto, anche messi alle strette,
mai avremmo osato un istante
(per sbaglio) confidare.
(Scusate. E’ una valigia pesante
anche se non contiene gran che:
tanto ch’io mi domando perché
l’ho recata, e quale
aiuto mi potrà dare
poi, quando l’avrò con me.
Ma pur la debbo portare,
non fosse che per seguire l’uso.
Lasciatemi, vi prego, passare. Ecco.
Ora ch’essa è
nel corridoio, mi sento
più sciolto. Vogliate scusare).
Dicevo, ch’era bello stare
insieme. Chiacchierare.
Abbiamo avuto qualche
diverbio, è naturale.
Ci siamo – ed è normale
anche questo- odiati
su più d’un punto, e frenati
soltanto per cortesia.
Ma, cos’importa. Sia
come sia, torno
a dirvi, e di cuore, grazie
per l’ottima compagnia.
Congedo a lei, dottore,
e alla sua faconda dottrina.
Congedo a te ragazzina
smilza, e al tuo lieve afrore
di ricreatorio e di prato
sul volto, la cui tinta
mite è sì lieve spinta.
Congedo, o militare
(o marinaio! In terra
come in cielo ed in mare)
alla pace e alla guerra.
Ed anche a lei, sacerdote,
congedo, che m’ha chiesto s’io
(scherzava!) ho avuto in dote
di credere al vero Dio.
Congedo alla sapienzae congedo all’amore.
Congedo anche alla religione.
Ormai sono a destinazione.
Ora che più forte sento
stridere il freno, vi lascio
davvero, amici. Addio.
Di questo, son certo: io
son giunto alla disperazione
calma, senza sgomento.
Scendo. Buon proseguimento.

Scorie di oggi

Vorrei sapere, vorrei capire, vorrei ascoltare e vivere in un mondo diverso. E' strana la natura umana, sapete, stai bene e fingi di star male; stai male e fingi che tutto è bello. Verso quale punto oscuro ci stiamo dirigendo? Sono cosi strani i giorni, sapete, tutta la vita sembra un dialogo con se stessi. Dio o se stessi? Abbiamo iniziato la notte dei tempi avendo paura del nostro simile; poi ci siamo cinti venerando una moltidudine di dei, forse per complicità di bisogni, ora è uno solo. Domani ci sostituiremo ad esso, e forse impareremo ad comprenderci meglio, non con la scienza nè con le arti, ma solo con l'amore. Amiamoci, amiamoci e cosi forse potremo un giorno capire come si amano gli altri. Non fummo creati nè fummo scagliati in un limbo freddo... impariamo che la natura è perfetta; perchè ora abbiam paura di essa? Siam pur sempre suoi figli e l'imperfezione scalfisce tutto ciò che è meccanico. La mia vita, la tua e tutte le altre

Caro papà

Caro papà, le tue grandi mani ricordo
instancabili e forti nel sollevarmi,
volavo alto e sentivo la brezza accarezzare il mio sorriso,
ero felice e spensierato.
Non farmi scendere mai,
cingimi con le tue grandi mani, per sempre
il buio non mi spaventa, neanche la solitudine
ma solo il convivere con i ricordi.
Restai immobile, nel giorno in cui
sarò all'altezza, di essere grande come te.
Il silenzio dell'opera più bella, vivere per amare...
qualcosa che tutta la vita tua hai accresciuto.
Sarò il tuo orgoglio un giorno, come tu lo sei per me.

lunedì 7 settembre 2009

Amare

Palesare un sentimento, nasconderlo o viverlo, cosa fare nella propria vita? Discorrevo con un amico cosa è l'amore, cercavamo di capire insieme dove arrivare come viverlo e cosa fare. La volontà di ottenere, la volontà di crescere o la speranza di avere. Sogni e realtà spesso sono due cose completamente differenti purtroppo, ma ciò non può cambiare strategia di assaporare le cose. Cosa mai può essere? La risposta che spesso mi do a questa domanda è che l'uomo non è in grado di amare che se stesso. La volontà e la capacità di dare qualcosa; come è difficile riuscire a spendere la propria vita per qualcun'altro, riuscire a eliminare i proprio egoismi per dare se stesso agli altri, come è difficile non soffrire. Spesso parliamo di casualità, ci diamo delle responsabilità, ma respirare è un gesto naturale, un gesto meccanico? Siamo imperfetti, e quando ci renderemo conto di questo, quando ci renderemo conto che tutti gli astri non girano intorno alla terra, ma essa è solo una piccolo astro nella moltitudine dell'infinito. Imperfetti, imperfetti nell'amare se stessi e gli altri, tutto relativo, ma nella vita bisogna provare fino all'ultimo istante a vivere. Cosa ci succede? continuamente entriamo in tunnel bui, non vediamo la luce in fondo, non c'è luce. Ma allora? La volontà (cosi parlò zarathustra) di arrivare alla fine e vedere e vedere. Se arriviamo a metà strada non ci diamo delle colpe che non ci compentono, abbiamo camminato consapevoli di avere dato il meglio di noi stessi, e per piacere, non torniamo indietro.......

sabato 5 settembre 2009

Fratellanza

Un colpo, romboante e fulmineo passò sopra le nostre teste...oramai era pura normalità...solo il solito squarcio nella notte...ci eravamo abituati. Il silenzio dopo, fu lacerato da urla strazianti, ci facevano impazzire. Era solo un'altra divisa fatta a brandelli, un'altra giovane vita spezzata, nient'altro; un numero a cui nessuno importa nulla. Coprirsi di gloria, mi chiedevano, ma come ci si può coprire di gloria nell'infamità....
Mi avvicinai, era una brutta ferita, gli occhi spalancati di un giovane, che non ricordavo mai di aver visto. Già giovane, peccato che non abbia avuto tempo per imparere nulla, ora ha un buco sul ventre, provocato da una scheggia da mortaio. Non c'era più nulla da fare, l'intestino fuoriusciva.
"Sento freddo...".
Guardai i suoi occhi, occhi increduli... presi una sigaretta, l'accesi e gliela porsi.
"Capitano, com'è la morte? Sa, ora mi capita di pensare alla vita, forse...".
"Eh già, ma non sforzarti".
"Sa, capitano, non ho mai avuto nessun sogno, nessuna aspirazione, forse mai come ora non ho mai desiderato tanto vedere mia madre...com'è stupido".
Cercai di mantenere la calma, non far trasparire nulla, la situazione era drammatica ma erano i suoi ultimi istanti."Non è stupido, ma tu la rivedrai".
"Già, capitano, già.....ora mi chiedevo, ma come è iniziata questa guerra? Non lo ricordo più".
"Le guerre hanno un inizio, una fine forse, ma non è una cosa che riguarda noi".
"Non voglio morire, non voglio..".
Non risposi.
"Avevo una casa, avevo una famiglia e vivevamo felici, perchè?".
"La guerra è una cosa sporca, siamo solo pedine, le strade per noi sono fatte solo per marciare...". "Già, sento freddo, com'è fredda questa notte".
Guardai il cielo... freddo....Il cielo era limpido limpido, una lieve brezza estiva accarezzava le nostre divise.
"Non sento nulla...".
Si lasciò andare in quel momento, per sempre. Non era la prima volta, ne sarà l'ultima volta che la patria si fregerà di un morto. Chiamateli eroi e verrò io stesso ad uccidervi con le mie mani; chimateli solo per nome, perchè qui si impara cos'è la vita. "Buonanotte amico mio".
Presi metà della sua piastrina, la strinsi nella mia mano...non provai odio per il nemico, perchè dovrei odiarlo? Ci vogliono insegnare ad odiare...sporca guerra.